UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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COMUNICATO STAMPA
Uilm nazionale

Luca Colonna ripreso dall’agenzia di stampa il “Velino” in un “lancio” intitolato: 
“Visco al lavoro sull'Irpef che scontenta tutti” 
Il testo integrale del servizio

Indipendentemente dalla fine che farà, l'emendamento del gruppo dell’Ulivo all'articolo 3 della Finanziaria, che prevede il finanziamento di un programma di detrazioni con una sesta aliquota dell'imposta sul reddito del 45 per cento sui redditi oltre 150 mila euro e che Enrico Letta e Vincenzo Visco hanno scomunicato, ha scatenato da ieri a oggi una ridda di polemiche. Ma quello che sempre più desta stupore in questa raffica di polemiche è che il malcontento sulla politica economica - e precisamente fiscale - del governo attraversa ormai tutte le fasce sociali e culturali. A definire l’emendamento "semplicemente assurdo" non è stato solo l’istituto di economisti Bruno Leoni di liberisti convinti. A bocciare le scelte sul fisco del governo sono anche i sindacati. In prima linea su questo fronte c’è la Uil di Luigi Angeletti e le tute blu dl sindacato via Lucullo capitanate da Antonino Regazzi. "Il governo mostra tutta la sua schizofrenia: da una parte dice di voler combattere l'evasione fiscale, dall'altra dà una buona ragione per evadere proprio a coloro che hanno meno problemi a permettersi un commercialista capace": ha commentato Alberto Mingardi, direttore generale dell'IBL sull’ipotesi della sesta aliquota.

"L'evasione", continua Mingardi, "aumenta o diminuisce a seconda di una serie di incentivi. Colpire in maniera così discriminatoria i redditi alti significa incoraggiare ad eludere ed evadere il fisco chi può permettersi una buona consulenza. Ma soprattutto significa colpire la parte più produttiva della nostra società, demonizzando merito e capacità di generare ricchezza". Il punto è che la rimodulazione dell’Irpef contenuta in Finanziaria penalizza anche i redditi medio-bassi e questo provoca la reazione sdegnata dei sindacati. Su Italia Oggi un sindacalista della Uilm, Luca Colonna, ha fatto le pulci alla Finanziaria analizzando gli “effetti spesso modesti” che derivano delle riduzioni dell’Irpef: per i lavoratori privi di carichi di famiglia tali effetti sono già nulli intorno ai 25 mila euro di retribuzione annua lorda. “Questi 25 mila euro, nonostante corrispondano quasi a 48,5 milioni di lire, non sono una retribuzione elevatissima: corrispondono a un netto mensile di circa 1350 euro, si tratta di una buona retribuzione ma bisogna considerare che un operaio specializzato, con un po’ di anzianità, lavorando a turni e alcuni straordinari può guadagnarli nell’industria metalmeccanica”. Non solo.

Anche per retribuzioni inferiori per esempio, 17 mila euro, (che sono praticamente il minimo che un lavoratore a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato guadagna nell’industria metalmeccanica) in assenza di carichi familiari, il beneficio della manovra, argomenta il sindacalista, è di circa 75 euro all’anno, cioè di 6 euro al mese. Con questa Finanziaria, insomma, conclude il sindacalista a piangere sono i poveri altro che i ricchi. Lezioni di fisco da una sindacalista, è stato il commento di Franco Bechis, direttore del quotidiano economico. Ora il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco, considerato il padre delle misure fiscali della Finanziaria, è impegnato a risolvere gli errori e tali disguidi che la rimodulazione dell’Irpef da lui elaborata ha determinato. Ora però che i riformisti della maggioranza hanno stoppato l’ipotesi di un ritorno dell’aliquota del 45 per cento che sarebbe, secondo indiscrezioni, servita non solo per la copertura degli sgravi per i pensionati over 75 ma anche a riparare tali guasti sui redditi medio-bassi, per il viceministro dell’Economia le tabelline si fanno sempre più complicate. Tutti attendono ora queste correzioni nel maxiemendamento del governo al collegato fiscale su cui verrà posta la fiducia. E non sono escluse sorprese.

Ufficio Stampa Uilm
Roma, 25 ottobre 2006

 

 

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