UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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COMUNICATO STAMPA
Uilm nazionale

Estratto dall’intervento di Antonino Regazzi, segretario generale della Uilm, dal palco di piazza Duomo in Milano, a chiusura della giornata di sciopero dei metalmeccanici

“Ma cosa chiedono le organizzazioni sindacali? Innanzitutto, un incremento del 6,7% dei minimi tabellari, corrispondente a 117 euro medie mensili al quinto livello. Sempre dal punto di vista economico, Fim, Fiom, Uilm hanno chiesto l’istituzione di un mancato premio di risultato per coloro che non svolgono la contrattazione integrativa pari a 30 euro mensili che si aggiungeranno ai 130 euro annui definiti nel contratto precedente.
Il disagio salariale che vivono i lavoratori (ben evidenziato dalle percentuali di voto negativo registrate nelle fabbriche al momento del voto sul referendum relativo all’accordo sul welfare del 23 luglio 2007) non può trovare una risposta sufficiente esclusivamente dagli aumenti retributivi previsti dal contratto, ma deve poter contare nella diffusione di una contrattazione integrativa e in una politica fiscale più favorevole al lavoro dipendente. Allo stato dei fatti il governo non ha dato segni di voler intraprendere una politica di detassazione degli aumenti contrattuali.
Federmeccanica, poi, è un muro di gomma: un atteggiamento stravagante in attesa di eventi non meglio precisati, che comunque non si verificheranno.
Si potrebbe dire che nulla si muove. Ma non è così.
Alcune aziende metalmeccaniche, a partire da Fiat, hanno inserito nelle buste paga dei dipendenti a titolo di anticipo contrattuale aumenti che variano da 30 (è il caso dell’azienda torinese) a 43 euro (è quanto elargito dalla bergamasca Brembo). Hanno annunciato questi aumenti nella seconda metà di ottobre, quindi alla vigilia della prima gionata di sciopero proclamata dai metalmeccanici il 30 del mese in questione.
Nella condizione in cui si trova chi lavora in fabbrica ‘non si butta niente’, ma quei ‘trenta denari’ sono stati considerati dai metalmeccanici come una mancia che ha rafforzato le ragioni della richiesta contrattuale e la partecipazione a quella prima giornata di sciopero. Nelle più grandi aziende italiane si sono registrate adesioni alla mobilitazione indetta da Fim, Fiom e Uilm più alte delle esperienze precedenti.
Alla fine non c’è stata nessuna lacerazione tra sindacati e lavoratori per quella minima cifra presente in busta paga. Anzi, le manifestazioni in piazza sono state, a mio giudizio, ancor più partecipate e sentite. Dubito che le imprese datoriali puntassero a far fallire le manifestazioni programmate. Di certo se volevano perseguire questo risultato hanno platealmente fallito.
Ritengo più probabile che le grandi imprese aderenti a Federmeccanica abbiano voluto dare un messaggio di accelerazione sulla trattativa. Ed era un segnale rivolto alla loro organizzazione, anziché al sindacato, perché proprio quest’ultimo è in attesa di risposte che gli imprenditori metalmeccanici tuttora non concedono.
Da un po’ di tempo a questa parte assistiamo a comportamenti sconcertanti proprio da parte dei massimi esponenti di Confindustria e Federmeccanica.
Questi eminenti industriali vanno in televisione e fanno l’eco al governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che esprime costernazione per i salari troppo bassi degli operai italiani rispetto ai loro colleghi europei.
Sono lacrime di coccodrillo! Una sapiente finzione scenica che non corrisponde all’atteggiamento che registriamo al tavolo della trattativa. In quella sede, forse perché non ci sono telecamere a riprenderli, tengono ben stretti i cordoni della borsa ed aspettano il tempo che passa”.

Ufficio Stampa Uilm (348/7810583)
Milano, 16 novembre 2007 

 

 

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