UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - Tel. 06.852.622.01 - 06.852.622.02
Fax 06.852.622.03 - E-mail uilm@uil.it

COMUNICATO STAMPA
Uilm Nazionale

Inchiesta dell’agenzia di stampa Asca sull’industria elettrodomestica in Italia
Intervista del giornalista Gianluca Ricci a Gianluca Ficco, responsabile del settore, per la Uilm nazionale

A seguire il testo integrale del “pezzo” ripreso questa mattina da “Italia Oggi” (pagina 10), “Europa” (pagina 2), “L’Unità” pagina 34 e "Messaggero Veneto".

Crisi: Uilm, nel settore elettrodomestico a rischio diecimila lavoratori

Sono diecimila i posti di lavoro a rischio nel settore elettrodomestico in Italia a causa della crisi economica in atto. E' questa la stima della Uilm che sottolinea che la crisi colpisce con particolare violenza l'industria degli elettrodomestici, che con 150.000 addetti ed un saldo commerciale positivo di 5 miliardi di euro rappresenta il secondo settore industriale italiano. Nelle sole vertenze nazionali, vale a dire in quelle di maggiori dimensioni, sono oggi a rischio ben 6.000 posti di lavoro, ma ad essi vanno aggiunti gli esuberi delle piccole e medie aziende, soprattutto della componentistica, che è ancora impossibile quantificare esattamente: secondo una valutazione prudenziale rischiamo nel prossimo futuro di perdere più di 10.000 posti di lavoro. Una situazione, quella descritta dal sindacato destinata a proseguire anche nell'immediato futuro, come spiega all'Asca il responsabile del settore elettrodomestico della Uilm nazionale, Gianluca Ficco. ''Non siamo in presenza di una congiuntura negativa temporanea - sottolinea Ficco -, bensì di una crisi strutturale, che promette di peggiorare ulteriormente nel 2009. Le ragioni di fondo, risalenti almeno a sei anni fa, consistono nella delocalizzazione e nella concorrenza dei paesi low cost. Oggi, però la situazione risulta notevolmente aggravata dall'emergenza finanziaria, che da una parte determina una stretta creditizia e dall'altra induce un calo di consumi. Spinta alla delocalizzazione, stretta creditizia e calo dei consumi, sommati fra loro, potrebbero quindi risultare fatali''. Una situazione che potrebbe essere fronteggiata solo con una strategia comune. ''Vorremmo - sottolinea il sindacalista - definire con gli imprenditori una strategia comune per chiedere poi insieme al Governo un tavolo anticrisi''. Strategie e incentivi - tiene però a precisare Ficco - ''di cui il settore ha bisogno dovrebbero essere previste principalmente per le imprese socialmente responsabili''. Il settore degli elettrodomestici conta circa 150.000 addetti complessivi, di cui 68.400 diretti ed il resto indiretti; esporta per 10,3 miliardi e genera un saldo commerciale positivo di 5,3 miliardi. I principali territori in cui è allocata sono: Ancona (Fabriano) con 13.000 addetti diretti, Milano-Varese con 11.000, Pordenone con 8.000, Treviso con quasi 3.000. La crisi più rilevante - rileva la Uilm - è quella dell'A. Merloni, che ha radici abbastanza antiche, ma si e' fortemente aggravata nel corso degli ultimi tre anni, fino a sfociare il 14 ottobre 2008 nell'insolvenza della società e nella sua ammissione alla proceduta di amministrazione straordinaria (c.d. legge Marzano). Nell'azienda sono a rischio 3.200 posti di lavoro, anche se è ripresa, sebbene a ritmi ridotti, la produzione. In pericolo è la stessa sopravvivenza dell'impresa, nonché quella di numerosissime aziende dell'indotto, che contano svariate migliaia di lavoratori e che sono concentrate in tre diverse regioni: Marche, Umbria, Emilia Romagna. La crisi della Siltal è anch'essa antica. L'azienda entrò anni or sono in crisi, fino ad entrare in procedura concorsuale; nel 2007 è intervenuto un investitore esterno, per acquistare l'azienda attraverso la nuova società Siltal. Purtroppo nel corso del 2008 le cose sono andate aggravandosi progressivamente ed oggi si paventa un nuovo e definitivo fallimento. A rischio ci sono 900 posti di lavoro. La crisi dell'ACC, maggiore impresa della componentistica, è anch'essa di lunga data, ma dopo una fase di ripresa è andata aggravandosi nel corso degli ultimi tempi. Gli esuberi annunciati dall'azienda sono concentrati nello stabilimento di Belluno, ma forti timori di una crisi più vasta sono confermati dalle recenti dimissioni dell'amministratore delegato Ermes Fornasier. In totale i posti a rischio sono 250.
Per quanto concerne la vertenza Electrolux, questa è scaturita lo scorso febbraio dall'annuncio della multinazionale svedese di voler procedere alla ristrutturazione del comparto della produzione di frigoriferi, attraverso la chiusura della fabbrica di Firenze ed il ridimensionamento di quella di Treviso. La vertenza si è conclusa il 30 ottobre con la firma dell'accordo sindacale alla presenza del Ministro del Welfare. In totale i lavoratori che rischiano il posto sono 900. La Whirlpool ha di recente annunciato 700 esuberi, che comunque dovrebbe essere possibile gestire in modo ''dolce'' attraverso una mobilità volontaria; l'Indesit ha aperto una procedura di mobilità volontaria (gestione ''dolce'' degli esuberi) a Caserta per circa 50 persone. Si rileva infine un aumento in tutte le società del settore dell'utilizzo della Cassa integrazione ordinaria, che potrebbe presagire nel 2009 a nuove e dolorose ristrutturazioni. Alla Indesit, infine, i posti a rischio sono 50. Dal 2002 la produzione di elettrodomestici in Italia ha iniziato a calare: dal 2002 al 2007 e' scesa circa del 17%. Traumatico e' stato in particolare l'andamento dei frigoriferi: da 7,5 milioni di pezzi del 2002 a meno di 4,5 milioni di pezzi nel 2007. Vertiginoso, nonché più risalente nel tempo, è stato, inoltre, il crollo dei piccoli elettrodomestici, iniziato già a metà degli anni '90. Oggi, infine, sta entrando in crisi il settore delle cappe, in cui l'Italia (ed in particolare la zona di Fabriano, in provincia di Ancona) è leader mondiale. Dal '93 la redditività media del settore degli elettrodomestici è notevolmente calata, ma ciò in una prima fase ha corrisposto al generale andamento calante della redditività dell'industria manifatturiera. Dal 2002 al 2007, però, l'industria degli elettrodomestici ha subito un notevole calo di redditività, mentre il resto dell'industria manifatturiera ha segnato un andamento positivo: l'EBIT medio delle imprese produttrici di elettrodomestici nel 2007 e' sceso a meno del 4% dei ricavi netti, mentre nel 2002 superava il 5%.

Ufficio stampa Uilm
Roma, 4 dicembre 2008

 

 

torna all'homepage