Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO IX - n° 8/9 settembre-ottobre 2004
Il
rapporto dell'ILO presentato a Ginevra 
La felicità non è data dalla ricchezza ma dalla sicurezza del
reddito. E' una delle conclusioni a cui
giunge il rapporto "Economic Security for a Better
World"dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), secondo
cui la sicurezza economica delle persone favorisce benessere
personale, felicità e tolleranza e crea benefici per la crescita e lo
sviluppo. Lo studio, realizzato su indagini che hanno interessato 48.000
lavoratori in tutto il mondo, rileva che la sicurezza economica, insieme
alla democrazia e a governi che investono nella sicurezza sociale, non
solo crea benefici per la crescita ma contribuisce anche alla stabilità
sociale. La popolazione dei paesi che garantiscono ai propri cittadini
un elevato livello di sicurezza economica mostra mediamente un
elevatissimo livello di felicità. Solo però una persona su dieci vive
in paesi che offrono un livello elevato di sicurezza economica. "Il
principale fattore determinante della felicità a livello nazionale -
spiega l'Ilo - non è il reddito - benché vi sia un'associazione
positiva - piuttosto la crescita del reddito sembra avere poco peso
nella misura in cui i paesi ricchi diventano sempre più ricchi. Al
contrario, l'elemento chiave risulta essere il grado di sicurezza del
reddito, calcolata in termini di protezione del reddito e di un basso
livello di ineguaglianza di reddito". La disuguaglianza peggiora
infatti la sicurezza economica; l'insicurezza economica da parte sua
incoraggia l'intolleranza e le tensioni che contribuiscono al malessere
e alla violenza sociale.
Lo studio dell'Ilo nota poi che la ripartizione mondiale della sicurezza
economica non corrisponde alla ripartizione mondiale del reddito: l'Asia
meridionale ha ad esempio percentuali di sicurezza economica doppie
rispetto alle percentuali di reddito mentre in America Latina il reddito
è superiore alla sicurezza. Da tenere in considerazione, poi, il
fattore variabilità: aumenta la variabilità dei tassi di crescita,
aumenta frequenza e intensità delle crisi economiche, aumenta il numero
dei disastri naturali. Secondo l'Ilo però i sistemi classici di
sicurezza sociale "sono inadeguati a rispondere alle nuove forme di
rischio e di incertezza sistemici che caratterizzano l'emergente sistema
economico mondiale". Le conclusioni non sono incoraggianti: la
sicurezza dell'impiego e' molto limitata, sta diminuendo quasi ovunque e
ne soffre in maggioranza l'universo femminile. Inoltre, un ampio numero
di persone possiede capacità che non sono utilizzate nel loro lavoro e
vi e' una diffusa insoddisfazione riguardante l'impiego.
Tutele del lavoro:Italia al ventesimo posto
La Svezia ed i Paesi nordici sono i campioni mondiali delle
tutele del lavoro: della possibilità
cioè di trovare un impiego, di mantenerlo al riparo da licenziamenti
selvaggi, di avere prospettive di carriera e di essere tutelati sul
fronte degli incidenti. La classifica, che vede l'Italia solo al
ventesimo posto, arriva dall'Ilo, l'Ufficio internazionale del lavoro
che ha misurato, per la prima volta a livello globale, il livello e la
percezione di tutela economica e sociale degli individui e dei Paesi: un
indice che, appunto, comprende diversi parametri che vanno dalla
sicurezza sul luogo di lavoro, alla possibilità di trovare impiego,
passando per le tutele antilicenziamento. L'indice - spiega un rapporto
dell'Ilo reso noto a Ginevra - non coincide però sempre con il livello
di reddito ed è invece un elemento determinante per la felicità.
Favorisce infatti la tolleranza, la crescita e lo sviluppo. Ma, rivela
il rapporto intitolato 'Economic Security for a Better World', circa tre
quarti dei lavoratori vive in condizioni di insicurezza economica e solo
una persona su dieci, (8% della popolazione mondiale) vive in Paesi che
offrono un livello elevato di sicurezza economica, sostiene ancora la
ricerca dell'Ilo. Secondo quanto riferisce il rapporto, la Svezia, con
un indice di sicurezza economica 'Esi' dello 0,977 domina la classifica
mondiale. In seconda posizione e' la Finlandia (0,947), seguita da
Norvegia (0,926), Danimarca, Olanda, Belgio
e Francia. L'Italia (0,681) è 20/a preceduta da quasi tutti i Paesi
dell'Europa occidentale (Francia, Germania, Spagna sono rispettivamente
al settimo, nono e 13/o posto), ma davanti agli Usa (O,612) in 25/a
posizione. La Svizzera - tra i Paesi con un reddito pro capite tra i più
alti ed un tasso di disoccupazione tra i più bassi - è 16/a. Chiudono
la classifica - che include un totale di 90 Stati - i Paesi in via di
sviluppo. Al 90/o posto è così il Nepal (0,051) immediatamente
preceduto da Sierra Leone, Bangladesh, Ruanda, Burundi, Mauritania e
Pakistan. In generale, i Paesi dell'Europa occidentale ottengono i
migliori risultati e appartengono al gruppo dei Paesi avanzati (buone
politiche, buone istituzioni e buoni risultati). Gli Usa sono invece
nella categoria dei Paesi pragmatici (buoni risultati malgrado politiche
e istituzioni poco incisive), afferma l'Ilo. L'Europa dell'Est e' invece
la regione del mondo dove l'insicurezza economica ha registrato la piu'
forte crescita nell'ultimo decennio e dove la ''felicità è crollata'',
ha spiegato Guy
Standing, responsabile del programma dell'Ilo sulla sicurezza
socio-economica.
L'indice Esi è stato elaborato inglobando sette fattori legati alla
sicurezza del lavoro (mercato lavoro, occupazione, ecc.) e tiene conto
delle politiche, delle istituzioni e dei risultati ottenuti. Gli esperti
dell'Ilo ritengono infatti che nè il tasso di disoccupazione, nè il
livello di reddito siano sufficienti per misurare il benessere dei
lavoratori. Tra i vari fattori, l'elemento determinante è invece la
sicurezza del reddito: ''se si dispone di 100 dollari ogni settimana -
ha
spiegato Standing - ci si sente più sicuri di quando si ricevono 120
dollari una settimana, 80 quella successiva e chissà quanto la
seguente...''. L'analisi dell'Ilo constata inoltre che la ripartizione
mondiale della sicurezza economica non corrisponde automaticamente alla
ripartizione mondiale del reddito: ''l'Asia ad esempio detiene circa il
7% del reddito mondiale, ma rappresenta circa il 14% della sicurezza
economica'', scrive l'Ilo. All'opposto, nei Paesi dell'America latina i
cittadini hanno meno sicurezza economica rispetto a quello che ci
potrebbe aspettare dal loro livello di reddito. Gli esperti dell'Ilo
identificano inoltre nella disuguaglianza del reddito e nella variabilità
dei tassi annui di crescita economica - fenomeno in aumento - due
importanti fattori dell'insicurezza economica, aggravata
dall'inadeguatezza dei sistemi di sicurezza sociali 'classici' rispetto
alle nuove forme di rischio e di incertezza sistemici che caratterizzano
il sistema economico mondiale globalizzato e liberalizzato.''La
sicurezza economica crea comportamenti socialmente responsabili.
All'opposto, l'insicurezza genera tensioni e violenza", ha ammonito
Standing, sottolineando l'estesa maggioranza di opinioni favorevoli ad
un sostegno alle persone economicamente più vulnerabili
evidenziata dallo studio. Il rapporto contiene stime per oltre 90 Paesi,
pari all'85% della popolazione mondiale. Per realizzarlo, oltre ad una
vasta raccolta di dati, gli esperti hanno condotto indagini presso
48mila lavoratori e lavoratrici ed oltre 10mila luoghi di lavoro di
tutto il mondo. Tra le numerose conclusioni dello studio, figurano anche
l'identificazione di una netta crescita del fenomeno dei 'quasi poveri',
della precarietà dell'impiego e dell'aumentato livello di stress dei
lavoratori. Per il Direttore generale dell'Ilo Juan Somavia, ''fino a
quando non renderemo le nostre società più eque e la globalizzazione
più inclusiva, pochi potranno raggiungere la sicurezza economica''.
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