Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO IX - n° 8/9 settembre-ottobre 2004
Una
svolta per Mirafiori
La produzione della Fiat continuerà a Mirafiori.
L'annuncio lo hanno diffuso i vertici istituzionali di Torino dopo
aver incontrato quelli della casa automobilistica torinese.
Insomma,
la
notizia l'hanno diffusa gli altri ed il Sindacato s'è ritrovato ad
apprenderla per via indiretta.
La Uilm ha espresso soddisfazione, ma vuol vederci chiaro.
L'effetto annuncio placa gli animi per un giorno; dopo occorre entrare
nello specifico della notizia.
E a leggerla bene ci si accorge che il Presidente e l'Amministratore
delegato della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne,
hanno dichiarato al sindaco del capoluogo piemontese, Sergio Chiamparino,
e all'Assessore al Lavoro Tom D'Alessandri, che "entro tre mesi la
Fiat farà una proposta che prevede la ridefinizione della missione
produttiva di Mirafiori".
Per il management industriale "l'obiettivo dei vertici Fiat è
quello di completare il profilo dello stabilimento torinese, in modo
coerente con ciò di cui il gruppo ha bisogno per essere
competitivo".
Il Sindacato desidera sapere di più: tanto per cominciare cosa si
produrrà a Mirafiori.
La Powertrain, la joint venture tra Fiat e Gm per la produzione di
motori e cambi, ha deciso il trsferimento in argentina del motore
Tor.que; di conseguenza si è aperta la procedura di cassa integrazione
straordinaria per 400 lavoratori di Mirafiori. L'azienda ha già chiuso
uno stabilimento in Gran Bretagna, due linee di prodotto in Germania,
una linea in Austria ed un'altra in Polonia.
Inoltre, la stessa azienda ha ridotto il personale in Svezia e Turchia.
Dal Lingotto fanno sapere che a Mirafiori aumenterà di oltre 100.000
unità l'anno la produzione del cambio C514: in questo modo lo
stabilimento diverrebbe il maggior produttore di cambi all'interno della
galassia Fiat-Gm- Powertrain.
Dalla Fiat però non esce una parola per ricordare che a Torino sta
cessando il ciclo produttivo completo dell'auto.
Il cuore della produzione automobilistica del Paese che produce solo
alcune parti per fare una vettura da assemblare con altri pezzi che
arrivano da fuori (tra cui c'è il motore).
Allo stato attuale non esiste più, in nessuna parte del globo,
un'azienda automobilistica che non abbia un'eccellente capacità
progettuale; così come non esiste un grande paese industriale senza una
grande casa automobilistica con una rilevante capacità produttiva in
loco.
In questo senso la città di Torino rappresenta un punto nevralgico.
Torino per la Fiat e per l'Italia continua ad essere il punto di
partenza e quello terminale di un progetto e di un processo produttivo.
La città è un simbolo culturale anche dal punto di vista del sapere
automobilistico.
Per tutti questi motivi sono da rispedire al mittente tutti quei
messaggi che puntano a tranquilizzare le famiglie dei lavoratori
torinesi, senza indicare loro contenuti e prospettive concrete.
Torino metaforicamente rappresenta l'auto e merita di continuare a
produrla per intero.
Solo due anni fa si temeva per due stabilimenti del Gruppo: quello di
Termini Imerese e quello piemontese.
Il tam tam degli addetti ai lavori segnalava che dopo la dismissione
dello stabilimento siciliano sarebbe seguita quella di Mirafiori.
L'azione congiunta del Sindacato, degli Enti locali e del Governo su
Fiat sventò quella sciagurata ipotesi.
Oggi pare essere ripiombati in quell'atmosfera, con la differenza che si
è invertito l'ordine degli stabilimenti in difficoltà.
La Fiat ha preso l'impegno di non chiudere nessun stabilimento italiano.
Vista la situazione di Mirafiori dove lo stabilimento "arranca a
fatica", la Fiat deve spiegare al Sindacato in modo puntuale come
intende procedere.
Anche per le ore di cassa integrazione a disposizione del Gruppo
sembrano restringersi i margini: in molte realtà si rischia la messa in
mobilità per centinaia di lavoratori, nonostante gli addetti di
mirafiori siano scesi da 55.000 a 14.500.
Dati che esigono una "svolta" per invertire la tendenza e
contrastare un lento, ma certo disimpegno.
Ecco, perché a Torino serve un ciclo di produzione completo dell'auto
mirato ad un effettivo sviluppo industriale.
Mirafiori va considerato come il nuovo perno dello sviluppo e non
"un problema sociale".
E lo sviluppo si fa con investimenti concreti dedicati al prodotto e
all'innovazione.
Non con annunci che placano l'opinione pubblica per un giorno.
Sul mercato della concorrenza la Fiat ha deciso di giocare la sua
partita: le dichiarazioni di Montezemolo e Marchionne in questo senso
sono inequivocabili quando ufficializzano tutto il loro impegno perché
la grande azienda che rappresentano rimanga tale.
Ma se si vuol vincere la partita, in campo deve esserci Torino ed essere
impiegata al meglio.
Mirafiori deve giocare per tutta la durata della partita.
Quando gioca la nazionale di calcio tutti si improvvisano commissari
tecnici.
La Fiat rappresenta gli interessi industriali del Paese ed il Sindacato
rimane un osservatore interessato che ha più volte dimostrato di saper
essere attore, condividendo scelte strategiche importanti per il bene
dei lavoratori.
Quindi il sindacato è un osservatore tecnico, riconosciuto e titolato.
Si sappia che eserciterà ancora questo ruolo con intelligenza e tenacia
per contribuire al rilancio del settore automobilistico nazionale.
Ma si sappia, pure, che questo rilancio dovrà partire da Torino, dove
ci sono i centri di direzione, ricerca, progettazione, produzione.
Il cuore pulsante dell'industria italiana deve continuare a battere.
Antonino Regazzi (pubblicato anche su
"Piemonte Report")
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